DAVIDE FANT – CARLO MILANI L’attitudine hacker in cinque punti

Da «Pedagogia kacker» (2024)

Con hacker intendo un essere umano che, nelle sue azioni concrete, mira a ridurre l’alienazione tecnica, cioè il baratro che nel corso dell’evoluzione è stato scavato nei confronti degli esseri tecnici […]. Hacker sono le persone animate da attitudine hacker: curiosità nei confronti delle macchine, desiderio di comprenderne il comportamento, di modificarlo, di migliorarlo.
Carlo Milani, Tecnologie conviviali

Approccio curioso e problematizzante rispetto al mondo e nello specifico alla tecnologia. L’hacker è una persona che si pone delle domande, problematizza la realtà intorno a sé. Quando si ritrova davanti un problema che ritiene degno di nota comincia a pensare, lavorare, operare per cercare di risolverlo. È una persona profondamente curiosa, animata da una passione (anche) per la tecnica: di fronte a un oggetto tecnologico sente una pulsione a smontarlo, per vedere come funziona, cosa c’è dentro/dietro. Dal suo punto di vista nessun artefatto è obsoleto perché sa che ogni cosa può essere re-inventata, ri-combinata. ri-adattata per scopi anche molto lontani da quelli per cui è stata creata […]. 

Desacralizzazione della tecnica, o magia della tecnologia. Per una persona animata dall’attitudine hacker nessuna tecnologia è sacra, tutto si può smontare e rimontare altrimenti. In un’epoca dominata dalla sensazione diffusa della tecnica come magia contemporanea, incarnata in apparecchiature di cui nessuno è in grado di capire davvero il funzionamento, l’hacker si comporta come un mago consapevole che la magia della tecnologia è questione di rimboccarsi le maniche e di sporcarsi le mani insieme, invece di delegare a qualche sedicente esperto la gestione faticosa delle relazioni tecniche.

Apprendimento come piacere. Ciò che muove un hacker al continui apprendimento è il piacere stesso di apprendere. Queste persone amano affinare le loro competenze e mettere a frutto la loro intelligenza. Ogni problema diventa una sfida, un’occasione appassionante per mettersi alla prova […].

Apprendimento come frutto della ricerca e della esperienza personale, non inquadrabile in percorsi di studio ufficiali. L’hacker sceglie autonomamente di volta in volta i propri obiettivi di apprendimento e organizza il proprio tempo di lavoro-studio non imbrigliato in un sistema di rigidi dispositivi di apprendimento e titoli riconosciuti.

La dimensione sociale del sapere e la conoscenza come bene collettivo. L’attitudine hacker si realizza compiutamente nel far circolare ciò che si è imparato, crescendo e cambiando insieme. La conoscenza è considerata un bene collettivo. Risulta quindi fondamentale metterla a disposizione di tutte le persone. Il sapere-potere è un bene che si può costruire solo collettivamente e non può essere imbrigliato da leggi e lacciuoli.

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