BEPPE FENOGLIO In mano ho una Colt. Sai che buchi fa la Colt?

«Una questione privata», cap. X

Strisciava verso il termine dell’acacieto, fluido e silenzioso come un serpente. La sincronia era perfetta, la dislocazione ideale, nel senso che Milton strisciando anticipava di cinque secondi il sergente il quale marciava. L’impatto sarebbe avvenuto matematicamente alla confluenza della stradina con lo stradale e il sergente gli avrebbe presentato con un centimetro quadrato di schiena tutto se stesso. Purché nulla interferisce, purché per cinque secondi il mondo si arrestasse, lasciando liberi loro due soli dl muoversi.
Era così facile che poteva farlo ad occhi chiusi.
SI raccolte sulle ginocchia e balzò, compiendo nel volo una mezza torsione a sinistra. Gli piantò la pistola nel centro della schiena, tanto ampia the copriva la strada e quasi tutto il cielo. Per il contraccolpo la nuca del sergente quasi gli finì in bocca, poi subito gli scadde sotto il livello visivo, come l’uomo cedette sulle ginocchia. Lo rimise su e con un secondo urto della pistola Io fece ruotare nella stradina, al riparo delle acacie. Poi gli strappò la pistola dalla tasca gonfia del calore dell’inguine, l’intascò, con ripugnanza gli tastò il torace e infine lo spinse su.
– Intreccia le mani dietro la nuca.
Subito dopo l’acacieto, dalla parte del paese, si profilava una proda di fango rossastro che riverberava sul viottolo un’ombra dl tramonto.
– Cammina svelto ma attento a non scivolare. Se scivoli Io ti sparo tal quale facessi una mossa falsa. Tu non l’hai veduta ma in mano ho una Colt. Sai che buchi fa la Colt?
L’uomo saliva con passi estesi e ponderati. La strada già rampava, la ripa cresceva. L‘uomo era poco meno alto di Milton e largo quasi il doppio. Milton non esaminò, non approfondì oltre, troppo ansioso di metterlo al corrente.
Vorrai sapere ciò che ti farò, – gli disse.
Il sergente tremò e tacque.
Ascolta. Non rallentare e ascoltami attentamente. Anzitutto non ti ammazzerò. Hai capito? Non ti ammazzerò. I tuoi camerati di Alba hanno preso un mio compagno e stanno per fucilarlo. Ma io lo scambierò con te. Dovremmo essere in tempo, tu ed io. Quindi tu verrai scambiato in Alba. Hai sentito? Di’ qualcosa.
Non rispondeva.
– Di’ qualcosa!
Biascicò un palo di sì, a testa rigida.
Quindi non fare scherzi. Non ti conviene, 5e fai be ne, domani a mezzogiorno sarai già libero in Alba, in mezzo ai tuoi. Hai capito? Parla.
– Sì, sì.
Mentre Milton parlava, al sergente le orecchie si espandevano e ventolavano come ai cani quando si sentono chiamati da lontano.
– Se mi costringi a spararti, ti sarai suicidato. Intesi?
– Sì, sì -. Teneva la testa rigida, quasi fissata, ma certo doveva roteare le pupille in ogni dove.
Non sperare, – disse Milton, – non sperare di incocciare una vostra pattuglia, perché in questo caso Io ti sparo. Come la vedo io ti sparo. Quindi ti augureresti dl morire. Parla.
– Sì, sì.
– E di‘ qualcos’altro che sì, sì.
A valle del costano un cane abbaiò, ma d’allegria, non per allarme. Erano già quasi a un terzo dell’erta.
Non passerà, – disse Milton, — ma se passasse un contadino, tu subito ti porti sul ciglio della strada, dalla parte della ripa. Così quello può passare senza nemmeno sfiorarti e a te non viene la pessima idea d’avvinghiarti a lui. Hai capito?
Annuì con la testa
– È un’idea the può venire a chi sa di andare a morire. Ma tu non vai a morire. Attento a non scivolare. Io non sono rosso, sono badogliano. Questo ti solleva un pochi no, eh? Spero tu ti sia già persuaso che io non ti ammazzerò. Non Io dico perché siamo ancora troppo vicini a Canelli e c’è ancora la possibilità di sbattere in una vostra pattuglia. Più in là ti tratterò anche meglio, vedrai. Hai sentito? E non tremare. Ragiona, che motivo hai più di tremare? Se è per Io shock della pistola nella schiena, a quest’ora dovresti averlo già superato. Sei o non sei un sergente della San Marco? Eri anche tu di quelli che stamattina facevano i gradassi a Santo Stefano?
– No!
– Non alzar la voce. Non mi interessa. E smettila di tremare, e di’ qualcosa.
– E che vuoi che dica?
– Andiamo già meglio.
La stradina svoltava bruscamente e Milton si portò tutto su un lato per adocchiare la faccia dell’uomo che aveva preso. Ma dopo, a causa dei gomiti spianati all’altezza del viso e per l’ondulamento del passo, non poté dire d’aver colto di più che una spera d’occhio grigio e il naso, piccolo e marcato. Non ne fu contrariato, in fondo non gli interessava. La sua faccia non gli interessava come non avrebbe interessato il comando fascista di Alba che l’avrebbe riscattato. Non importava nemmeno che fosse un graduato. Bastava che fosse un uomo, con indosso una certa divisa! Ma che uomo, e che divisa! Milton esaminava con soddisfazione, quasi con dolcezza quel corpo greve ed elastico ed era, per la prima volta, in amicizia con quella uniforme, amico persino degli scarponi sui quali camminava al traguardo fissato da lui Milton. Che grossa moneta di scambio, quale capacità di acquisto rappresentava! Si sorprese a pensare che per un sergente come quello il comando fascista gliene avrebbe venduti tre di Giorgi. Ma nel medesimo istante si sorprese a pensare che l’uomo aveva certamente ucciso, o meglio aveva certamente fucilato. Aveva tutto del fucilatore. Gli si arressarono davanti agli occhi le facce smunte e infantili dei ragazzi fucilati, i loro nudi petti, magri che Io sterno vi sporgeva come una prua. Oh, questa era un’altra verità da non poter stare senza sapere. Ma non gliel’avrebbe chiesta. Quello tanto avrebbe negato, disperatamente; forse, premendolo con la Colt, avrebbe confessato di aver ucciso sì, ma in regolare combattimento. Ma poi questa inchiesta di Milton avrebbe certamente complicato le cose, il cammino a Mango sarebbe certamente stato meno liscio e sollecito dl quel che Milton ora cominciava a sperare. La verità su Fulvia aveva la precedenza assoluta, anzi esisteva essa sola.
– Togliti dalla testa le pattuglie, – gli disse con voce dolce, quasi ipnotica. – Prega che non ce ne siano In giro. Io non ti ammazzerò, ma ti proteggerò, non lascerò che alzino un dito su di te. Da noi c’è gente scottata e vorranno metterti le mani addosso, ma dovranno lasciarti in pace. Tu servi a una cosa sola. Te ne sei convinto? Parla.
– Sì, sì.
– Di dove sei?
– Di Brescia.
– Siete in molti bresciani. E ti chiami?
Non rispondeva.
– Non vuoi dirmelo? Hai paura che me ne vanti? Non parlerò mai di te, né ora né fra vent’anni. Non me ne vanterò mai. Tientelo pure per te.
– Alarico, – disse il sergente a precipizio.
– Di che leva sei?
– Del ventitre.
– La leva del mio compagno. Coincidiamo anche in questo. E che facevi nella vita?
Non rispondeva.
– Studente?
– Ma no!
La proda degradava rapidamente, ora si annullava e la strada affiorava in piena vista sul versante. Milton sbirciò In basso Canelli e Io vide meno distare di quanto calcolasse. Il paese gli venne su sotto gli occhi, come su una piattaforma elevatrice.
– Passa all’interno. Cammina rasente alla proda.
Un’altra volta a gomito, ma stavolta Milton non fece nulla per scoprirgli una maggior parte di faccia, anzi per negazione chinò gli occhi.
Il sergente ansimava.
– Siamo più che a metà, – disse Milton. – Dovresti rallegrarti. Ti avvicini sempre più alla salvezza. Domani a mezzogiorno sarai libero, e potrai tornare contro dl noi. E chissà che tu non mi renda il pane. Proprio tu ed io. Non è da escludere, col tipo dl guerra che facciamo. Tu naturalmente non mi scambierai, eh?
– No, no! – stranfiò Il sergente. Più che negare implorava.
– Perché scandalizzarsi? Non credere che io ti considererei più crudele di me. Ognuno avrà cavato il massimo dall‘altro. to ne caverò uno scambio, tu ne caverai la mia pelle. Saremmo perfettamente alla pari. Quindi…
– No, no! – ripeté quello.
– Lasciamo perdere. Dicevo per scherzare, per divagare. Pensiamo al momento. Ti ho detto che ti proteggerò. Appena arrivati ti farò mangiare e bere. Ti regalerò un pacchetto di sigarette. Inglesi, per te una novità. Ti darò anche da farti la barba. Voglio che ti presenti bene al comando di Alba, hai capito?
– Lasciami abbassare le mani.
– No.
– Le terrò strette contro i fianchi tome se fossi legato.
– No, ma poi ti tratterò meglio. Stanotte dormirai in un Ietto. Noi dormiamo sulla paglia ma tu dormirai in un Ietto. Mi metterò io stesso di guardia davanti alla porta, così siamo sicuri che nel sonno non ti capiteranno scherzi. E domattina per Io scambio ci accompagneranno i migliori dei miei compagni. Li sceglierò io. Vedrai. Io non ti sto trattando male. Di’, ti sto trattando male?
– No, no.
Vedrai quegli altri. al confronto io sono un bruto.
Erano quasi alla cresta. Milton sbirciò l’orologio. Mancava qualche minuto alle due, per le cinque sarebbero stati a Mango. Sbirciò giù a Canelli e gli prese una breve vertigine, in cui non sapeva se concorreva di più la stanchezza o l’inedia o il successo.
Tu ed io siamo a posto ormai, – disse.
A quelle parole il sergente si arrestò netto e gemette.
Milton si riscosse e strinse meglio la pistola. – Ma cos’hai capito? Hai capito male. Non tremare. Non ti voglio ammazzare. Né qui né altrove. Non ti ammazzerò mai. Non farmelo più ripetere. Sei convinto? Parla.
Sì, sì.
Ricammina.
Si inerpicarono sullo spiazzo e presero a percorrerlo. Pareva a Milton più vasto di quel che gli fosse apparso nella mattina. Milton sbirciò alla casa solitaria, muta, chiusa e indifferente come nella mattina. Il sergente ora camminava alla cieca, sgambava nel fango senza evitare i cardi selvatici.
Aspetta, – disse Milton.
No, — fece quello, arrestandosi.
Piantala, eh? Stavo pensando a una cosa. Ascolta. Dovremmo passare in un paese che ha un nostro presidio. Naturalmente anche lì c‘è gente scottata. In particolare ci sono due miei compagni ai quali avete ammazzato I fratelli. Non dico siate stati voi San Marco. Quelli vorranno mangiarti il cuore. Quindi noi scarteremo quel paese, Io aggireremo per un vallone che so io. Ma tu non farmi…
Le dita del sergente si slacciarono da sulla nuca con uno schiocco terribile. Le braccia remigavano nel cielo bianco. Così sospeso, era tremendo e goffo. Volava dilato, verso il ciglio, e il corpo già pareva arcuarsi nel tuffo in giù.
No! – aveva gridato Milton, ma la Colt sparò, come se fosse stato il grido ad azionare il grilletto.
Ricadde sulle ginocchia, e stette per un attimo, tutto contratto, con la testa appiattita e il naso piccolo e marcato come conficcato nel cielo. Pareva a Milton che la terra non c’entrasse, né per lui né per l’altro, che tutto accadesse in sospensione nel cielo bianco.
No! – urlò Milton e gli risparò, mirando alla grande macchia rossa che gli stava divorando la schiena.