I bias, o meglio bias cognitivi, sono delle distorsioni che le persone attuano nelle valutazioni di fatti e avvenimenti. Tali distorsioni ci spingono a ricreare una propria visione soggettiva che non corrisponde fedelmente alla realtà. In sintesi, i bias cognitivi rappresentano il modo con cui il nostro cervello distorce di fatto la realtà.
Il significato di bias in italiano è pregiudizio. L’etimologia del termine «bias» è incerta, ma studi accreditati collocano l’origine in Francia e nella lingua provenzale con la parola biais ovvero «obliquo», «inclinato».
Ma da dove nascono queste distorsioni? Traggono origine dal pregiudizio. Le persone costruiscono delle vere e proprie mappe mentali, degli stereotipi, dove si annidano i bias. I bias cognitivi derivano da esperienze e concetti preesistenti non necessariamente connessi tra loro da legami logici e validi. Ogni giorno, più volte nella giornata, molte delle nostre decisioni sono governate da un bias, sono influenzate dagli stereotipi. A volte queste strategie innate ci portano fuori strada, altre volte invece la scorciatoia scelta si rivela buona.
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I bias cognitivi possono essere di tante tipologie. Ad oggi, alcuni studi arrivano a contarne circa 200. I bias cognitivi più comuni e più conosciuti sono:
- Bias di ancoraggio: non ci permette di mettere in discussione i dati di partenza, a cui ancoriamo le nostre valutazioni.
- Bias etnico: ci fa valutare in modo migliore le persone che appartengono al nostro gruppo etnico, rispetto a quelle degli altri gruppi etnici a noi estranei.
- Bias dell’egocentrismo: ci fa ricordare quei particolari eventi in modo che rafforzi la nostra autostima.
- Bias della coerenza: ci fa ricordare in modo errato i nostri comportamenti, atteggiamenti o opinioni passati, in modo da farli assomigliare a quelli presenti.
- Bias di conferma: ci fa prendere in considerazione i dati e le informazioni che tendono a confermare le nostre tesi iniziali.
Da Noema. Human Resources