Il ministro Valditara ha scritto una lettera ai dirigenti scolastici. Il tema è: assegnazione delle verifiche in classe e dei compiti da svolgere a casa. Inizia dicendo che gli insegnanti godono di «ampi spazi decisionali in merito alla definizione della didattica e dell’attività di valutazione», continua lodando l’impegno quotidianamente profuso (dai dirigenti).
Ma è d’uopo raccomandare che i compiti per l’indomani non siano consegnati sul registro elettronico in serata. E che non si accumulino una caterva di verifiche lo stesso giorno che possono rompere «le condizioni di serenità e fiducia per lo sviluppo armonico della personalità di tutti gli studenti». Finisce richiamando lo spirito di un dialogo costruttivo.
Lineare, convincente, banale, non ho nulla da obiettare, solo qualche annotazione. La lettera è indirizzata ai dirigenti, a cui chiede collaborazione, non ai docenti, e questo per chi è abitualmente malpensante, suona vagamente intimidatorio. La radio stamattina dà notizia che il ministro ha detto. I canali per l’attuazione di quanto ha detto sono altri. Il mio dirigente l’ha caricata sulla bacheca, ma non mi ha chiesto di controfirmarla.
In realtà non c’è nulla che possa essere attuato, non solo per il già richiamato DPR n. 275/1999 che non è altro che la legge sull’autonomia scolastica, ombrello sotto il quale si possono riparare i peggiori arbitri ma anche gli spazi decisionali, in obbedienza peraltro al dettato costituzionale, ma per il semplice motivo che la gestione del registro elettronico non è regolata da nessuna norma che riguarda i compiti a casa. Nulla vieta di consegnare (come dice Valditara) compiti da svolgere per ogni giorno di vacanza, o il sabato sera per la domenica, se uno ne ha voglia. O non consegnare nessun compito. Ci si affida alla fantasia di ogni singolo docente, che è stato assunto dopo un regolare concorso, in cui avrà dimostrato tra le altre cose padronanza degli strumenti.
Una annotazione anche sull’odioso sovrapporsi di verifiche lo stesso giorno, malcostume della scuola italiana che determina «che i carichi di lavoro per gli
studenti siano troppo condensati e gravosi», situazione grave se si pensa che l’attività quotidiana di uno, una studente di oggi giorno è, la lettera non manca di ricordarlo, molteplice ma anche versatile, e per tanto anche flessibile, e le verifiche, che insistono spesso su conoscenze superflue, rischiano di incrinare la difficile armonia. Ma soprattutto nella secondaria di secondo grado, come sa bene il ministro in carica, la presenza in classe degli studenti, impegnati nei numerosi, conturbanti progetti pcto oltre che nelle giornate di orientamento obbligatorio, oltre che nell’attività di tutoraggio, a compilare il portfolio, a esercitarsi per procurarsi il capolavoro (e non abbiamo tralasciato i test invalsi, che sono un prerequisito per sostenere l’esame di Stato), è diventata un’impressione. E di conseguenza le verifiche, e ogni altra attività didattica, si concentrano in quelle giornate che giocoforza gli studenti sono in classe.