Le magnifiche sorti e innovative

Qui mira e qui ti specchia, / secol superbo e sciocco, / che il calle insino allora / dal risorto pensier segnato innanti / abbandonasti, e volti addietro i passi, / del ritornar ti vanti, / e proceder il chiami.
Giacomo Leopardi, La ginestra

Quello che segue è un brano di Reto U. Schneider che ho letto su un supplemento di «Internazionale» dedicato all’intelligenza artificiale.

Youwrite scrive in pochi secondi brevi testi su argomenti a scelta che spesso sono meglio di quanto ci si può aspettare dai ragazzi. Dal punto di vista degli studenti questi elaborati, al contrario della mera copiatura, hanno il vantaggio che se l’insegnante li cerca per individuare un plagio, non li troverà mai, per il semplice fatto che non sono plagi.

L’intelligenza artificiale a scuola ci sfida. Che vi piaccia o no, ci stimola a restare al passo con i tempi. Osserva Schneider, con le macchine è toccato al lavoro manuale, con l’intelligenza artificiale tocca al lavoro intellettuale. È il progresso, gente. Opporsi all’introduzione delle nuove tecnologie è una forma di luddismo. Siete fuori dalla storia. Anziché approfittare di tutte le opportunità che offrono le nuove tecnologie preferite chiudervi in una sterile e ottusa resistenza.

Il tema, per esempio. O la traduzione. Da quando gli smartphone hanno invaso le aule la gran parte dei docenti ha iniziato a costruire trincee. L’ossessione del controllo. Confesso che anche io ho cambiato le parole del testo per far sbagliare lo studente. E non vi posso raccontare la gioia sadica quando ho beccato in una versione Esopo, famoso poeta greco, che avevo tolto. Avrei tratto più vantaggio dal prendere la palla al balzo: in fondo, la tecnologia elimina la fatica della traduzione e nello stesso tempo ne aumenta il piacere. Pensate che basta un paio di occhiali multimediali perché lo studente possa immergersi per mezz’ora in un ambiente dove può conversare con gli antichi nella loro lingua. O assistere all’incendio di Roma seduto sul balcone della Domus aurea insieme a Nerone.

Qualcuno giustamente è preoccupato: e la creatività? Sono gli stessi che gridavano alla fine dell’arte quando è stata inventata la fotografia. Tutto si trasforma. E trasformandosi diventa multiforme. Anche la creatività. Solo un nostalgico può pensare che lo studente con carta e penna possa fare oggi una creazione originale, specialmente se deve misurarsi con compiti che erano già antiquati nel secolo scorso. E solo un illuso può pensare che esista il genio, e che sia uno dei suoi studenti. D’altra parte, come ci suggerisce Reto U. Schneider

Chi per esempio nega che GPT-3 sia creativa, perché si limita a sfornare i dati inseriti durante l’allenamento, deve chiedersi: non è forse questa la definizione stessa della creatività umana, creare qualcosa di nuovo combinando in maniera sorprendente esperienze e espressioni precedenti?

E la libertà di insegnamento? La libertà di insegnamento viene potenziata. Primo perché l’insegnante è libero di sperimentare mentre nel passato era costretto dentro i compartimenti stagni della metodologia tradizionale. E poi, in generale, è più libero perché è più leggero: gran parte delle sue mansioni sono assorbite dalle macchine, lui può stare seduto a godersi lo spettacolo. Qualcosa che si avvicina al non fare niente, ma meglio, in modo più produttivo. Meno invasivo. Non è avvenuto lo stesso con l’industrializzazione che, grazie all’automazione e alla produzione in serie, ha eliminato l’alienazione del lavoro dei campi?

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