Da «Antiche fiabe russe»
Un contadino arava un campo, venne da lui un orso e gli disse: «Contadino, ti farò a pezzi!».
«No, non farmi del male; vedi, sto seminando le rape, per me terrò solo le radici, a te invece darò le cime».
«E sia – rispose l’orso – ma se m’ingannerai, allora sarà meglio che tu non venga più nel mio bosco a fare legna!».
Così disse, e poi se ne tornò nella foresta.
Venne il tempo della raccolta: il contadino raccolse le rape, e l’orso uscì dalla foresta.
«Ebbene, contadino, è ora di fare la spartizione!».
«Bene, orsetto! Ti consegnerò le cime», e gli portò un fascio di foglie di rapa.
L’orso rimase contento di questa onesta divisione.
Allora il contadino caricò le sue rape sul carro e si recò in città per venderle, ma gli venne incontro l’orso: «Contadino, dove vai?».
«Ecco, orsetto, vado in città a vendere le radici».
«Fammi un po’ provare che tipo di radici sono!».
Il contadino gli offrì una rapa. Appena l’orso l’ebbe mangiata esclamò: «Ah! ah! – e si mise a brontolare – mi hai imbrogliato, contadino! Le tue radici sono belle dolci. Non ti arrischiare a venire da me a fare legna, altrimenti ti sbranerò!».
Il contadino tornò dalla città, ma aveva paura a tornare nel bosco; bruciò palchetti, panchette e botticelle, ma infine, quando non ci fu più nulla da bruciare, dovette recarsi nel bosco.
Entrò quatto quatto, e improvvisamente sbucò fuori una volpe che chiese al contadino: «Perché, contadino, ti aggiri furtivamente?».
«Ho paura dell’orso, che è infuriato con me e ha giurato che mi sbranerà».
«Non aver paura dell’orso, taglia la legna, io mi metterò a gridare come fanno i cacciatori ai cani: “su, cercate, addosso”. Se l’orso ti chiede cosa succede, tu spiegagli che i cacciatori stanno dando la caccia ai lupi e agli orsi».
Il contadino si mise a far legna, ma ecco che arrivò l’orso di corsa e gridò al contadino: «Ehi, vecchio! Cos’è questo grido?».
Il contadino rispose: «Danno la caccia ai lupi e agli orsi!».
«Oh, caro contadino, nascondimi nella tua slitta, coprimi con la legna e legami con una corda, di modo che pensino che io sia un tronco».
Il contadino lo mise nella slitta, lo legò con una corda, e con il manico della scure lo picchiò sulla testa fino a quando l’orso non fu definitivamente morto.
La volpe arrivò di corsa e chiese al contadino: «Dov’è l’orso?».
«Eccolo, è morto!».
«Allora, mio caro contadino, devi farmi un regalo!».
«Ma certo, cara amica volpe! Vieni con me, ti darò il regalo che ti meriti!».
Il contadino salì sulla slitta, e la volpe correva davanti a lui; quando furono nei pressi di casa sua, il contadino fischiò ai cani, e li aizzò contro la volpe.
La volpe scappò nel bosco, si nascose in una buca e chiese: «Voi, occhi miei belli, cosa avete guardato mentre io correvo?».
«Oh, cara volpe, abbiamo badato che tu non inciampassi».
«E voi, belle orecchie, cosa avete fatto?».
«Noi, invece, stavamo sentendo se i cani che t’inseguivano erano lontani!»
«E tu, coda?».
La coda rispose: «Ho sempre ciondolato tra le zampe, perché tu inciampassi, cadessi e in bocca ai cani finissi!».
«Ah! Ah! Canaglia! Allora, che i cani mangino te».
Tirò fuori della buca la coda, poi la volpe si mise a gridare: «Cani, mangiate la coda della volpe!».
I cani tirarono la coda, e sbranarono la volpe.
Spesso così succede: per una coda anche la testa cade.