DANIELE BARNI La nuova questione della lingua: l’italiano e l’inglesorum

[MicroMega, 4 gennaio 2023]

La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervenendo alla XV Conferenza delle Ambasciatrici e degli Ambasciatori presso la Farnesina sull’invasione degli anglismi nella lingua italiana, si è rivolta ai combattenti di penna, di tastiera e di ugola con una parola d’ordine categorica e impegnativa per tutti: vincere l’inglesorum! E vinceremo!

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Naso

Unguentum dabo, quod meae puellae
donarunt Veneres Cupidinesque,
quod tu cum olfacies, deos rogabis,
totum ut te faciant, Fabulle, nasum.
Catullo

«Che fai?» mia moglie mi domandò, vedendomi insolitamente indugiare davanti allo specchio.
«Niente» le risposi, «mi guardo qua, dentro il naso, in questa narice. Premendo, avverto un certo dolorino».
Mia moglie sorrise e disse:
«Credevo ti guardassi da che parte ti pende». Continua a leggere “Naso”

OTTIERO OTTIERI Io non posso impedire a nessuno di sperare

Da «Donnarumma all’assalto»

Scurisce, la sera, dopo l’uscita dal lavoro. Dal bivio sulla Statale una lunga strada scende a larghe curve, in mezzo a una specie di periferia, dentro Santa Maria. Per un tratto, alta sulla collina, domina e guarda la rocca del paese e il mare; ma di sera è buia, avendo solo i lumi del golfo all’orizzonte; panni appesi sono invisibili contro il cielo e i bambini stanno ammucchiati nell’ombra o fuggono davanti al motore come soffici macchie. Da che il comune ha istituito la circonvallazione, con l’idea di sveltire il traffico, per entrare in paese si devia a destra e si infila una stradina ripida che sbatte contra un passaggio a livello sempre chiuso. Quando finalmente il treno è passato Continua a leggere “OTTIERO OTTIERI Io non posso impedire a nessuno di sperare”

FLAVIO MARACCHIA Lettera agli alunni di ieri

[Da Gli opliti di Aristotele, 12 settembre 2023]

Non volevo mancare. Sono venuto all’ingresso del vostro primo giorno alle medie e vi ho visto entrare tutti col sorriso. È stato emozionante. A guardare nei vostri zaini sarebbe stato possibile trovarci curiosità, impazienza, sogni, e perché no, anche qualche briciola di timore, il bagaglio giusto per la nuova avventura che stava iniziando. Poi vi ho guardato varcare l’ingresso di quella scuola e mi sono sentito fiero di voi.

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99 POSSE Odio

Da «Curre curre guagliò» (1993)

Un altro giudice è stato ammazzato
Gli sciacalli sono là, urlano sfida allo stato
Quella indignazione, fottuto disgusto
Qualcosa di già visto, è sangue di Cristo
Questa nuova ipocrisia sulle spalle della gente
Che lavora tutta la vita e dopo muore e non sa niente
Mi rischiara la mente e sale prepotente
Un odio dritto nel cuore gela il sangue nelle vene
E penso al 12 dicembre ’69
Lo stato delle stragi, sì, lo stato delle trame Continua a leggere “99 POSSE Odio”

Vu cumprà

Il sindaco di una grande città del nord Italia in un discorso ufficiale definì con il termine “vu cumprà” i venditori ambulanti senegalesi.
Qualcuno obiettò che la parola era offensiva e carica di significato dispregiativo.
Il primo cittadino ribatté che si trattava di una polemica pretestuosa in quanto ormai “vu cumpre era una parola d’uso comune.
Quando chiesero ad un mio amico giornalista senegalese cosa ne pensava, egli rispose:
«Dite a quel sindaco che è un cretino! Tanto, “cretino” è ormai una parola d’uso comune».

Kossi Komla-Ebri, Imbarazzismi

GIUSEPPE GIOACCHINO BELLI Er zagrifizzio d’Abbramo

La Bbibbia, ch’è una spesce d’un’istoria,
disce che ttra la prima e siconn’arca
Abbramo vorze fà dda bbon Patriarca
n’ojjocaustico a Ddio sur Montemoria.

Pijjò dduncue un zomaro de la Marca,
che ssenza comprimenti e ssenza bboria
stava a ppassce er trifojjo e la scicoria
davanti a ccasa sua come un Monarca.

Poi chiamò Isacco, e ddisse: «Fa’ un fasscetto,
pijja er marraccio, carca er zomarello,
chiama er garzone, infílete er corpetto, Continua a leggere “GIUSEPPE GIOACCHINO BELLI Er zagrifizzio d’Abbramo”

CARLO COLLODI Che bel paese!

Da «Pinocchio»

Ora bisogna sapere che Pinocchio, fra i suoi amici e compagni di scuola, ne aveva uno prediletto e carissimo il quale si chiamava di nome Romeo, ma tutti lo chiamavano col soprannome di Lucignolo, per via del suo personalino asciutto, secco e allampanato, tale e quale come il lucignolo nuovo di un lumino da notte.
Lucignolo era il ragazzo più svogliato e più birichino di tutta la scuola, ma Pinocchio gli voleva un gran bene. Di fatti andò subito a cercarlo a casa per invitarlo alla colazione e non lo trovò: tornò una seconda volta, e Lucignolo non c’era; tornò una terza volta, e fece la strada invano. Continua a leggere “CARLO COLLODI Che bel paese!”