Incidenti di percorso

Mi chiama una dice parlo con Silvia?
No sono Silvio
Silvio chi?
Silvio Berlusconi
Mi passi Silvia per favore?

Ho comprato un libro e una matita, 11 + 1,50 euro.
La commessa ha detto prima 12,50 e poi 13.
Io: 12,50 o 13?
La commessa: 13.
Le faccio notare che 11 + 1,50 fa 12,50.
Dice: mi scusi non so contare


Questa storia del diritto di voto a tutti mi ha fatto ricordare le elezioni del 94, quando per votare prendevo il treno e andavo a Firenze. Il lunedì pomeriggio, ci sono due muratori che rifanno la facciata vicino alla finestra della mia camera e bestemmiano forte per la vittoria di Berlusconi.
Hai sentito, dice uno, Berlusconi l’hanno votato ‘giovani.
E l’altro, rivolto alla strada: vaffanculo ‘giovani!!

Stava prendendo nota dei nomi dei cani incontrati per strada. Ha scritto Filippo Tigre Ivana Marta Alice Emma. Ieri ha sentito chiamare una cosa che sembrava due gomitoli uno sopra l’altro Belèn. La padrona spiegava a una tizia che per fortuna il nome gliel’ha dato lei. Che il marito ai cani gli dava il nome di uno stadio. L’ultimo per esempio si chiamava Santiago Bernabeu. Pensava io un cane Artemio Franchi non lo so se ce lo chiamerei.

Con il cassiere della coppe a osservare quanto profuma un mazzetto di mentuccia che è appena transitato dal nastro al nostro sacchetto. Dice che è per via della mascherina che filtra l’aria ma trattiene gli odori lo ha letto da qualche parte ha avvertito questo fenomeno e si è documentato. Le persone è bene si lavino però conclude.

Suonano alla porta.
– che piano è?
– ma chi è?
– Glovo
– è già pagato?
– sì pagato
– quinto piano, grazie.

Quella volta che parcheggiando avete leggermente ma proprio leggermente pestato le strisce pedonali e al vostro ritorno avete trovato ad aspettarvi bella nel suo involtino impermeabile la letterina dove vi si contestava il reato e vi si intimava di presentarvi al comando di non so quale polizia con il contrassegno dell’assicurazione che stranamente era al suo solito posto perfettamente valido e solo allora siete stati assaliti dal dubbio e mentre guardavate l’importo che avrebbe fatto stramazzare un bue vi siete accorti che il multato era un altro e così oggi offrite da bere a tutti quelli che vi capiterà di incontrare.

Quella volta che raccontavate a un collega in sala prof dopo tre ore di colloqui con i genitori le disavventure successe il giorno prima e lui vi faceva notare che oggi è venerdì 13 e voi giù a dire che non è vero che porta sfortuna molto peggio il giovedì 12 e dopo questo insulso colloquio siete scesi alla fermata dell’autobus sotto la pioggia per andare a riprendere la macchina parcheggiata a san giovanni tutto di corsa perché dentro il bagagliaio c’era il notebook con l’hard disk spaccato da portare all’assistenza entro le sette e solo quando siete arrivati a san giovanni frugando in quella maledetta tasca vi siete accorti che la chiave non c’era e come avreste scoperto il giorno dopo faceva bella mostra di sé sul tavolo della sala prof mentre quella di riserva giaceva in un involucro dentro casa vostra e nel frattempo continuava a piovere e a piovere.

Quella volta che avete nascosto un antipasto in un posto segreto e poi ve ne siete dimenticati perché i vostri amici che non vedevate da un sacco di tempo hanno suonato il campanello e tra una chiacchiera e l’altra è passata la sera e poi dopo qualche giorno stavate notando una fila di formiche che andava in quel posto e un’altra fila di formiche con dei grossi borsoni a tracolla che tornava indietro.

Quella volta che tuffandovi dal trampolino avete sentito un peso da una parte e vi siete accorti dieci centimetri prima di entrare in acqua di avere dimenticato di rimettere a posto il mouse del vostro portatile.

Se vado in giro per la spiaggia dicendo a tutti i bagnanti che prendono il sole a pancia all’aria hai un mouse dentro al costume scommetto che tutti si portano la mano in quel posto.

Ho trovato un cellulare dentro un cespuglio. Al parco.
Sfoglio le chiamate per risalire a chi l’ha perso. Ce ne sono tre: Babbo, Zia Teresa e 118.
Chiamo Zia Teresa.
Zia Teresa: L’è del mi’ nipote… ora chiamo la mi’ sorella e gni dico di venirselo a riprendere lei stia lì un si mova.
Dopo cinque minuti si presenta una signora con un bambino di cinque anni per mano. Riprende il telefono e lo mostra con gesto minaccioso al bambino: te questo un lo vedi più.

Un tipo mi titilla i vantaggi di vivere in una città di mare:
vuoi mèttere il pomeriggio quando vai a prendere i figli a scuola si va tutti allo stabilimento ci sono i giochini delle volte la sera si fa una grande tavolata si mangia il cacciucco tutti insieme…
Ma la spiaggia com’è, di sabbia, di sassi o ci sono gli scogli?
Deh, è di cemento!!

Non sono riuscito a entrare nella posta perché ho dimenticato la password e perché non ho saputo rispondere alla domanda segreta: quanti diti hai?

Oggi non posso, ho lo spread.

Attacco discorso con una giovane coppia che ha piantato l’ombrellone vicino a dove io stavo tranquillamente leggendo il mio Roth. Si parla di cucina calorica, del traffico di Roma quando un ragazzino passando mi riempie di sabbia.
Io a certi gli ci infilerei la testa nella sabbia e ce li lascerei finché non respira più…
..Paolino chiedi scusa al signore!!

Una parrucchiera napoletana di cinquant’anni (in realtà prof di inglese in una scuola media) che da due giorni ha piantato un ombrellone marrone proprio sul bagnasciuga è immersa nella lettura di un romanzo che ha foderato con carta di giornale e ogni tanto fa qualche battuta su quello che legge accompagnandola con un ampio gesto circolare del palmo della mano. Aspetto inutilmente per tutta la mattina che vada a farsi il bagno finché passandole accanto con nonchalance mi sembra di sbirciare questa frase La bocca mi basciò tutto tremante

Il prossimo che mi domanda se sono di destra o di sinistra gli chiedo a bruciapelo se gli piace la nutella e se la sua risposta mi soddisfa gli dico: ueh cotolètta ma se ho chiamato mio figlio piersilvio…

Quella volta che aspettando l’autobus vi siete accorti che uno ha preso una multa per aver parcheggiato dove spesso parcheggiate anche voi. E allora non riuscite a trattenervi dall’andare a sfilarla se non che proprio in quel momento esce una signora dal bar: faccia pure, dice, se poi la vuole anche andare a pagare…
Presi in contropiede mollate la presa e la multa vola via, dall’altra parte della strada.
Subito dopo per fortuna passa l’autobus.

L’errore è quello di voler bocciare gli studenti che non studiano. Dobbiamo fargli fare il salto della quaglia. E se perseverano, se sono anche sgarbati li mandiamo all’università scavalcando i test. D’altronde non va così in tutti gli altri settori?

Stasera mi ha telefonato un tipo:
Parlo con pizza service?
Dipende.
Mi fa due margherite una funghi e una Diavola senza peperoncino…
Non c’è il peperoncino nella Diavola c’è il salame piccante
tra quanto posso passare?
Passa tra mezz’ora che vado vedere che c’ho nel frigo.

Stamattina sono andato nella nuova scuola di via Giulia. Sono entrato con passo sicuro e mi sono presentato a tutti quelli che ho incontrato: sono Palma, insegno lettere, sono qui per sei ore ecc. Piacere sono tizio sono caio insegno matematica anch’io insegno lettere e via discorrendo. Così per dieci minuti. Era un’altra scuola.

Quella volta che avevo fatto lo scritto per il dottorato a Urbino e il giorno dopo telefono per sapere i risultati:
– dottorato… vuole parlare con la dottoressa… (dice dei nomi)
– no voglio sapere se sono stati affissi i risultati delle prove, di st…?
– guardi per gli esami deve chiamare l’ambulatorio, questa è la segreteria…
– la segreteria di che?
– dell’osp…

Una biondina alla stazione di Roma Ostiense, luglio 2011, chiede se è passato il treno per Ladispoli delle 11.54. Sì mannaggia è appena passato ma era così pieno che non sono riuscito a salirci. È per via che il regionale delle 11.38 è stato soppresso. La biondina si siede sulla panchina e ascolta la musica. Dopo un quarto d’ora squilla il cellulare. Dice amò non l’ho potuto prende il treno perché è stato soppresso e quello dopo era così pieno che non ce se poteva salì.

Non so se il libro perde terreno (nel senso di carta stampata), non so dire neppure se sia un bene o un male. Però non ci credo che uno legge dentro un kindle per il piacere di leggere, anche se un tizio tempo fa su una panchina del parco Nemorense si beava di non so quale storia dell’impero romano (un classicone) e poi a una signora che raccoglieva firme contro l’abbattimento degli alberi ha detto: ben venga, se risolve il problema dei parcheggi. Ecco, io faccio abbattere gli alberi per leggerli, lui invece li salva.

Ho sentito Vanzina (Carlo) in un’intervista affermare che i giovani non apprezzano più il suo cinema perché ORMAI sono tutti omologati e ho pensato è come se Berlusconi dicesse gli italiani non mi votano più perché ORMAI sono diventati tutti ignoranti.

Il quizzone a cui verranno sottoposti i partecipanti al concorso prevede 50 domande di logica, comprensione del testo, lingua straniera e informatica da svolgere in 50 minuti. Per tutte le materie. Non è la preselezione, è lo scritto. Chi indovina più risposte va a fare l’orale dove deve totalizzare 35. Ecco cosa intendeva il Profumo quando ha definito il docente come “persona LOGICA capace di INTERPRETARE UN TESTO, con COMPETENZA INFORMATICA, che sa alternare la qualità di docente con quella di discente”. Forse che con Profumo si è compiuta l’evoluzione che ha portato i ministri dell’Istruzione da Esecutore Passivo di Ordini a Stereotipo Vivente?

Sempre a proposito di Stereotipi Viventi, Vanzina (Enrico, quello antipatico) oggi scrive sul Messaggero un articolo che si intitola La realtà supera la fantasia. Cioè sta storia di maiali e costumi dell’Antica Grecia nelle feste della Banda Polverini supera di molto la capacità di rappresentare l’italiano medio degenerato nei film dei Nostri. E casomai gli fa anche schifo perché offende non so quali Costumi di Roma Caput Mundi (sic). Allora siccome volevo ripescare l’articolo mi sono fatto una googlata e ho scoperto che Vanzina sul Messaggero ogni sei mesi scrive lo stesso articolo dove esordisce dicendo che la realtà supera la fantasia e poi cambia i nomi dei personaggi a seconda delle situazioni. Il pubblico dei Vanzina del resto è di quelli che ha la memoria corta e la coazione a ripetere molto spinta, qualità che condivide con molti elettori del popolo delle libertà, e così quando vede il cinecocomero è già pronto per rivedere il cinepanettone dell’anno prima. E rivoterà la Banda Polverini a occhi chiusi, in qualsiasi forma si ripresenti, come di sicuro hanno già fatto i Nostri.

Sul bando del concorso c’è scritto che il candidato sta seduto per cinquanta minuti davanti a un pc e risponde a ste 50 domande di logica, comprensione del testo ecc. Poi quando ha finito il tempo clac si chiude il programma e compare il risultato. Non era più semplice un gratta e vinci?

Profumo ha capito che un ministro dell’istruzione deve fare almeno una gaffe al mese perché gli italiani non abbiano a pensare che l’istruzione sia una cosa da coltivare. Lascia perdere che la Gelmini ne faceva una al giorno, lei era una vera fuoriclasse.

Un collega nuovo mi chiede se lo aiuto a entrare in una pagina del ministero che non si apre.
Gli chiedo a bruciapelo se è juventino. Dice sì ma che c’entra.
E io non gliel’apersi;
e cortesia fu lui esser villano.

Mi sembrava che squillasse il telefono e invece avevo pestato una cacca.

Un tipo al semaforo scampanella e gesticola vistosamente indirizzandosi a me penso. Apro il vetro stile barzelletta Pasolini Shakespeare. Dice: no je funziona lo stop. Che? No je funziona lo stoooop. Che stop? Lo stop porco giuda. A te un ti funziona qualcos’altro. Semaforo verde.

Correndo costeggia un campetto di calcio dove giocano alcuni maghrebini. A un certo punto rilancia dentro il campo una palla vagante. Il lancio si trasforma in un assist per un attaccante che di testa ribadisce in rete. Scoppia un litigio che si trasforma in una rissa. Qualcuno indica l’incolpevole che allunga il passo e esce velocemente dal perimetro.

Gli piace talmente la sua cazzuola (le, in realtà è una donna, un’archeologa) che la porta sempre infilata nel cinturone, prima e dopo lo scavo. Si siede su una panchina alla fermata dell’autobus e si ferisce un fianco.

Altro scavo, altro buco. Tutto il giorno non vede mai nessuno se non qualche collega che si affaccia e dice come va. Un giorno passa il sovrintendente si affaccia e dice come va. Non lo vede perché è controluce. Dice: come una supposta. Il sovrintendente dice buongiorno.

Altro buco, nella preistoria più arcaica. Si affaccia un cacciatore con un fucile da cui parte un colpo che si conficca nella parete. Dice: oh mi scusi. Il cacciatore.

Altro buco. Dentro ci sono io che faccio un sondaggio. Entro alle 8 e mezzo ed esco alle 11 per il caffè. Scendo di nuovo nel buco dopo il caffè e poi risalgo per il pranzo. Il pomeriggio la stessa storia. Fuori dal buco ci sono Alessandro, Francesco e Teresa. Mentre percorriamo Corso Saint Martin per tornare all’albergo Alessandro racconta di una discussione tra Francesco e Teresa. Francesco ha detto questo e Teresa ha risposto quest’altro, lo anticipo. E tu come fai a saperlo chiede Alessandro. Sai com’è, non sono stato sempre nel buco. Sei dogmatico dice Alessandro e allunga il passo verso Croix de Ville.

Va a correre in un parco con le chiavi di casa in tasca. Fa un bel giro lungo tre chilometri e torna a casa. Non si ritrova più le chiavi. Ripete lo stesso percorso all’inverso.

Riunione di tutti gli insegnanti di Lettere di un liceo scientifico alla fine dell’anno in biblioteca. Si forma una sottocommissione per decidere le griglie. La sottocommissione si sposta in un’aula. Parlano per due ore, discutono di competenze e di conoscenze con grande dottrina, realizzano uno schema e tornano in biblioteca. Non trovano nessuno.

Il gatto casca dal davanzale su una tettoia. Dicono micio micio ma lui non vuole saltare. Fanno scendere una sedia. Il gatto salta sulla sedia e viene tirato su. Alcuni dirimpettai applaudono.

Il ruggito del coniglio chiede se qualcuno vuole raccontare di quella volta che è caduto facendo molto rumore. Telefono e racconto di quella volta che ho messo tutti i banchi uno sopra l’altro ci sono salito sopra e ho fatto un comizio. Il prof di latino e greco è entrato ha preso i banchi a cornate urlando Palma io ti ammazzo fosse l’ultima cosa che faccio come insegnante.

Il ruggito del coniglio voleva sapere anche se qualcuno ha mai perso delle cose per sbaglio e si è dovuto vergognare quando qualcuno le ha trovate. Il telefono è sempre occupato. Racconto di quando mia figlia stava sul carrello del supermercato e io per intrattenerla le avevo messo in mano le fettine di girello che tra le altre cose sono belle tonde. A un certo punto vedo queste fettine nel corridoio che sembrano impronte. Ai conigli provavo a raccontare che una signora le ha raccattate e me le ha riportate.

Porta la classe a vedere un film di Truffaut. I ragazzi mettono nel lettore un dvd di Aldo, Giovanni e Giacomo. Passa il preside, guarda la cassetta con dentro il film di Truffaut e dice: Mi raccomando.

Va a casa di un amico che ha un gatto molto feroce. Vorrebbe farsi un caffè ma ogni volta che allunga la mano per prendere l’accendino il gatto sul mobile gli dà uno sgraffio. A un certo punto si arma di una grossa pinza per hamburger e con alcune manovre si appropria dell’accendino. L’amico gli fa notare che il gas ha l’accensione automatica.

Non si finisce mai di disimparare.

O dove insegni a Roma?
al Virgilio
e dove rimane?
sul Lungotevere dei Tebaldi… di fronte a Regina Coeli
sicché ora tu vedrai i’Berlusca

Secondo il negoziante di cibo per animali “La ciotola” con le scatolette di misto mare ci si può fare anche le tartine. Dice che è solo perché non ci possono scrivere adatto anche a umani. Una sera invito un po’ di gente a cena… e alla fine faccio la scena del sugo pronto.

Il sequel: tornato a Roma vado in un negozio specializzato in cibi naturali per animali. Chiedo al negoziante se è vero che con il “misto mare” ci si possono fare anche le tartine per noialtri umani. Dice: di più, il pesce di queste scatolette è molto più sano di quello che fanno per noi. Certo, ammette, c’è sempre il pregiudizio che siano per animali che ci impedisce…

Dialogo
Ho conosciuto uno di Marina che la mattina viene in spiaggia e la sera lavora come cameriere. Gli chiedo se conosce un certo Gianni, che ha una bottiglieria a Marina.
E come un conosco Gianni, vien via, quel testa di azzo. Anzi, salutamelo. Digli ti saluta Roberto. Anzi mandalo affanc… da parte mia.
La sera mi trovo a passare dalla bottiglieria e porto i saluti di Roberto a Gianni. Anzi, gli dico, non proprio saluti. Ti manda affanc… Mi dice di ricambiarlo di tutto cuore.
Oggi in spiaggia rivedo Roberto. Gli dico che Gianni ricambia il vaffa. Commento: e un te l’avevo detto che è proprio un testa di azzo.

Secondo Roberto scialla in toscano si traduce “ripigliati” o “fatti du sciacqui co ir ghiaino”

Epilogo di una discussione per un parcheggio: “lei è difori”… “lei si fa le pere con l’acqua della mozzarella”

Una sera quattro tipi, due mariti e due mogli presumo, stazionavano davanti alla mia finestra al pian terreno raccontandosi le vicissitudini della giornata. Verso mezzanotte e mezzo mi affaccio e li invito, non molto cordialmente, ad andare da un’altra parte. Se ne vanno con tutto comodo e parlando sotto voce, ma non tanto da non poter distinguere chiaramente la parola “maleducato”. Mi vorrei affacciare e dire: no, non maleducato, “disadattato”.

Piove da un quarto d’ora, la metro A si è fermata, è il 20 agosto, che altro c’è da dire?

Un tizio che chiamerò Mauro sta attraversando un parcheggio quando vede arrivare un altro tizio con una mercedes a retromarcia che urla insulti in un telefono e sta per investire Mauro.
Mauro dice ma cosa fa stia attento a dove va.
Il tizio con la mercedes si affaccia e dice ma non lo vede che sto telefonando?

Mi è arrivata una lettera dalla posta. Dice che è stato disposto, non so a che titolo, un bonifico a mio favore di 0,55 euro (ho riletto due volte il testo per essere sicuro che non fossero 55 euro) che posso riscuotere in contanti presso un qualsiasi ufficio postale. Ogni tanto una gioia.

Un anno dopo sono diventati 0,26. Geo: c’è la crisi.

Tre tizie fanno le parole crociate su una spiaggia a circa 1,8 metri di distanza. Una legge la definizione: sono famosi i suoi castelli in Francia.
Versailles!
La prima lettera è una elle
Louvres!
Cinque lettere
Lione!

Il sequel.
Si lancia dal trampolino
trampolinista
non ci sta
trapezista
finisce con ce
tuffatorece.

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